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Navata
Proseguendo il percorso ci si addentra nel presbiterio che era riservato ai Monaci per le funzioni religiose e per la recita del Breviario, come si poteva rilevare in passato dai cadenti stalli, ora rimossi. Tre archi concentrici danno il senso della profondità e di una prospettiva architettonica insolita.
Ciò si evidenzia soprattutto al mattino, quando i raggi del sole, attraversando le finestre istoriate, danno una inattesa vivacità a tutta la crociera. Come tutte le Chiese monastiche, anche San Salvatore è orientata ad est: il sole nascente, simbolo del Verbo incarnato, illuminava all’alba i monaci riuniti a cantare le lodi al Signore.
Caratteristico è l’arco con i dipinti di F. Nasini. Da sinistra a destra raffigurano: S. Benedetto con in mano la Regola “Ora et Labora” e le parole "Ausculta, fili, praecepta magistri"; S. Luca con il toro, S. Giovanni con l’immagine di un’aquila, nel centro il volto dell’Eterno Padre; segue S. Matteo con l’angelo, S. Marco con un leone e infine, visibile quasi in trasparenza, S. Bernardo. Le piccole formelle tra un quadro e l’altro contengono alcune scene della vita di questo Santo, propagatore dell’Ordine Cistercense.
L’arco intermedio si distacca dal primo per la vivacità dei colori. Vi sono raffigurati gli Apostoli, purtroppo alcuni dei quali corrosi dal tempo e dalle infiltrazioni, oggi però immunizzati dal recente restauro. Ciascun Apostolo porta il proprio simbolo e precisamente da sinistra a destra: S. Simone con sega e libro; S. Tommaso con squadra e regolo; S. Matteo con monete e libro; S. Andrea con croce greca; S. Pietro con le chiavi; nel centro Gesù Cristo col tridente in mano e quindi di seguito S. Paolo con spada e libro; S. Giovanni in estasi e S. Taddeo con alabarda o lancia. Nei due medaglioni corrosi non sono identificabili gli Apostoli che vi erano raffigurati.
Segue il terzo arco con le immagini dei Dottori della Chiesa. In basso a destra è visibile la firma del pittore Annibale Nasini, fratello di Francesco Nasini, e l’anno dell’opera: l’anno giubilare 1650. Nel sott’arco, attorniate da borchie, si rilevano allegorie con immagini femminili del Vecchio Testamento e al centro il medaglione della Vergine con angioletti. Nella parete di fondo del coro, ad arco, sono riprodotte le immagini di Sante Cistercensi. Come già nel finestrone centrale della facciata, anche qui forse si recuperò e si volle inserire nella bifora del materiale preesistente. I vetri istoriati presentano le immagini del patrono del paese, S. Marco papa, e di Gesù Redentore, eseguire nel 1961.
Carlo A. Rossi nel suo libretto: "Il Monte Amiata, Abbadia S. Salvatore e Bagni S. Filippo" asserisce che tutti gli stalli, addossati alle pareti del coro, sono opera dell’artigiano Bersabeo Zilianti e furono sostituiti nel 1890 a quelli del ’500, dei quali si ignora la fine. Il leggio e una riproduzione, poiché l’originale, tutto intarsiato, fatto nell’anno 1425, fu venduto nell’anno 1877 dalla Compagnia di S. Marco Papa al Canonico Del Turco di Firenze.
Alla parete di sinistra del coro pende una tela, derivante dalla nota Comunione di San Girolamo del Guercino, nella quale si vede S. Bernardo, attorniato da monaci cistercensi, nell’atto di distribuire la Comunione ad un paralirico. Nella stessa parete un affresco ovale in tempera, raffigura la Pietà.
Alla destra del coro pende una tela del fiorentino Lorenzo Lippi raffigurante lo sposalizio della Madonna nell’atto in cui S. Giuseppe, alla presenza del Sommo Sacerdote, consegna l’anello alla Vergine. I vari personaggi indossano abiti fastosi e belli, e in alto, attorniato da Angeli, troneggia l’Eterno Padre benedicente.
Al centro, l’altare maggiore, in pietra trachitica, costruito secondo la nuova riforma liturgica. Ai suoi lati due armadi a muro del ’6OO costruiti per conservare le Reliquie, prezioso patrimonio di culto dell’Abbazia. I reliquiari, in legno dorato o in argento, risalenti ai secoli XVII-XIX, e gli armadi sono stati recentemente restaurati.