Il Complesso > Abbazia
Cappella Madonna della Pieve
Si trova nella parete sinistra della crociera e porta questo titolo perché vi si venerava il quadro rappresentante la Madonna col Divin Figlio che tiene in mano un cardellino, trasferito in questo altare nel 1786 dalla soppressa chiesa di S. Maria in tribus fossatis, antica pieve di Abbadia. Di esso si scrive: “Chiunque fissi nel quadro, anche se non è profondo nella conoscenza delle varie pitture, vi avverte che è opera di tardo seguace della scuola del R. Sanzio” (G. Volpini, op. cit.). il quadro è oggi conservato nel Monastero.
Troneggia nel mezzo dell’arco, quale cornice a tutta la cappella, la dedica: “SPONSAE MATRI FILIAE VIRGINl”.
Nel 1975 dalla Ditta Polidori di Perugia ne sono stati restaurati gli affreschi, deteriorati per la penetrazione delle acque piovane.
La pittura migliore è certamente il quadro di destra, ossia la presentazione della Madonna al Tempio, accolta dal Sommo Sacerdote, attorniata dai genitori S. Anna e S. Gioacchino. Si noti in basso la clessidra e l’acquasantiera: simboli del tempo e della morte.
Nella parte sinistra è riprodotto l’incontro della Madonna con S. Elisabetta. Questa pittura, molto deteriorata, s’e dovuta staccare dalla parete per un restauro in laboratorio; dietro di esso è stato rinvenuto lo stacco della porta dalla quale i monaci accedevano al Monastero.
Adornano i due quadri maggiori quattro figure femminili, simboleggianti la potenza divina (il mappamondo tenuto in mano) e le virtù morali come la Concordia (un mazzo di fiori e un vassoio di melograni), l’Armonia (il violoncello) e la Penitenza (la croce e il teschio). Di fronte due momenti di un unico atto, benché divisi dalla finestra; l’Arcangelo Gabriele che annunzia alla Vergine inginocchiata che sarebbe diventata la madre del Verbo Incarnato; sotto, le parole: "NUNCIO – BEATAE ".
A sinistra in basso un converso cistercense tiene nelle mani le candele, il messale e le ampolline, simboli del fratello sacrista.
Nella volta inizialmente a sinistra, sopra lo stemma del Monastero, si legge la parola “POTESTAS”, sormontata da delicati atteggiamenti figurativi nei personaggi, Al centro si intravede l’Assunzione e a sinistra una ripetizione figurativa della “VIRGINITAS” sopra lo stemma cistercense. Una delle iscrizioni dei due personaggi storici che vissero e presero parte ai restauri seicenteschi, era dedicata all’Abate Don Orazio Adami, morto il 26 Febbraio 1664. Eletto Abate nell’anno 1659. Non sappiamo nulla dell’altra iscrizione.
In questa cappella, non s’e trovata la firma dell’autore. E’ attribuibile però a Francesco Nasini dal fatto che i colori sono tenui e armoniosi, caratteristica appunto del pittore; sottile la grazia degli atteggiamenti, radiosa la bellezza dei personaggi, dei putti indaffarati nei lavori e lo sfruttamento magistrale di ogni minimo spazio.