Via Francigena
Francigena
La Via Francigena, anticamente chiamata Via Francesca o Romea e detta talvolta anche Francigena, è parte di un fascio di vie, dette anche vie Romee che conduceva nel medioevo alle principali mete religiose cristiane dell’epoca medievale: Santiago de Compostela, Roma e Gerusalemme. Il viaggio che l’ arcivescovo Sigeric, nel X secolo, fece per ritornare da Roma a Canterbury rappresenta una delle testimonianze più significative di questa via di comunicazione che dal nord Europa conduceva a Roma. Nel medioevo furono molteplici le alternative che giunsero a definire una fitta ragnatela di collegamenti che il pellegrino percorreva a seconda della stagione, della situazione politica dei territori attraversati, delle credenze religiose legate alle reliquie dei santi. Il primo documento che cita l’esistenza della Via Francigena risale all’anno 876 ed è conservato nel Codex Diplomaticus Amiatinus, l’archivio dell’Abbazia del S.S.mo Salvatore. La citazione della via francisca contenuta nella pergamena si riferisce ad una confinazione di un terreno nel villaggio di Callemala nell’alta valle del Paglia.
Oggi la Via Francigena è un cammino medievale che attraversa l’Europa da nord a sud per raggiugere Roma. Il Consiglio d’Europa dal 1994 ha riconosciuto questo percorso come Grande Itinerario Culturale Europeo. Punto d’inizio di questo cammino europeo, che si rifà al viaggio dell’arcivescovo Sigeric, è stato individuato in Canterbury.
Attraverso questa grande rete stradale utilizzata da una moltitudine di persone di diverse nazioni, lingue, censo – contadini, artigiani, mercanti che correvano da una fiera all’altra, dame, cavalieri, monaci, papi, eserciti, imperatori, banchieri, cortigiani, giocolieri e menestrelli, studenti che si recavano all’Università – scorreva la cultura e la comunicazione, sorsero monasteri, pievi, abbazie, ostelli, ospedali, nacquero paesi e città.
Direttrice di collegamento con prevalente carattere commerciale univa le due grandi aree mercantili del Medioevo, il Mediterraneo e il Mare del Nord, ma fu anche molto utilizzata come itinerario di pellegrinaggi.
Dai territori d’oltralpe giungeva sino a Roma, per questo era detta anche “Romea”; in molti tratti corrispondeva alla via Cassia, tuttavia utilizzava parti di tracciato di strade diverse in modo da collegare il maggior numero di centri abitati di una determinata zona. Così l’intera area svolgeva funzione di collegamento viario e il territorio – strada era organizzato mediante fasci di percorsi convergenti su particolari punti, geograficamente o fisicamente significativi e strategici.
La via Francigena nacque come “strada di Monte Bardone”, da un originario “Mons Langobardorum” che nel Medioevo indicava tutta quella parte dell’Appennino tosco-emiliano, presso il passo della Cisa, percorsa dai tracciati vari che collegavano le due aree del regno longobardo, la Padania e la Tuscia.
Le più antiche testimonianze sulla via di monte Bardone risalgono all’inizio del secolo VIII°, ma la prima dettagliata descrizione della via Romea è contenuta nella “Memoria” di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, dell’anno 990: l’itinerario ha ormai un ben definito tracciato con alcuni punti nodali, detti mansioni, corrispondenti a valichi montani, attraversamenti di corsi d’acqua, luoghi di accoglienza per i viaggiatori.
Sotto il dominio carolingio il percorso divenne sempre più definito ed importante ed assunse il nome di via Francigena, con funzioni di strada di grande comunicazione poiché i Franchi – Carolingi e Merovingi di Francia, ma anche Carolingi di Germania – erano molto interessati ai traffici con il nord Europa, in particolare le regioni del bacino renano.
La via Francigena costituì, inoltre, la “via peregrinaris” per eccellenza quale punto di incontro delle direttrici per le tre grandi mete della Cristianità: Roma, Gerusalemme e Compostela.