Corresponsabilità Pastorale - Abbazia San Salvatore

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Parrocchia - Corresponsabilità Pastorale

Con il Concilio Vaticano II i laici hanno assunto un ruolo sempre più rilevante all’interno della parrocchia e delle comunità cattoliche. La crescita e l’espansione dei nuovi movimenti ecclesiali è un esempio evidente di come i laici possano testimoniare efficacemente la loro fede. Piergiorgio Liverani, già direttore di “Avvenire”, ha scritto un libro dal titolo: “Diventare laici. Alla scoperta della vocazione smarrita”.
Liverani: La grande massa dei laici cristiani non sa che cosa significhi oggi essere laici nella comunità cristiana. Manca nella vita della Chiesa un’attenzione particolare a coltivare nei fedeli la laicità e la consapevolezza di essere laici. La definizione di “laicità” è semplice e chiara, ma ben pochi la insegnano spiegando qual è la condizione dei laici nella Chiesa. Essere laici oggi nella comunità cristiana significa essere consapevoli non soltanto di essere battezzati e, quindi, salvati dal sacrificio di Cristo, ma anche di avere nella Chiesa e nella società un posto, una collocazione molto precisa. Il Concilio Vaticano II scrive nella “Lumen gentium” che: “i Laici sono quei fedeli che, divenuti parte del corpo mistico di Cristo col battesimo e, quindi, resi partecipi del sacerdozio “comune” (cioè non ministeriale) e degli “uffici” profetico (cioè di annuncio) e regale (cioè di servizio) di Cristo e, grazie alla loro «propria e peculiare indole secolare […] per loro vocazione cercano il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio”. I laici «vivono nel secolo» e in esso sono chiamati a santificare se stessi e tutta la realtà del mondo.
Il nome di “laico” è parola eminentemente cristiana. In primo luogo la laicità è stata definita da Cristo quando distinse il campo di Cesare da quello di Dio. In secondo luogo la parola “laico” fu inventata da san Clemente Papa, ricavandola dal greco “laòs”, che significa popolo. Egli la usò, tra la fine del primo e l’inizio del secondo secolo, in una lettera alla Chiesa di Corinto, per distinguere i fedeli (i laici) dal clero e indurli all’obbedienza ai Pastori. Con l’Illuminismo s’iniziò un’aperta contestazione della Chiesa e gli illuministi applicarono a se stessi il nome di laico per definirsi estranei alla Chiesa, identificata come tale soltanto nella sua Gerarchia e non nel popolo di Dio. I laici hanno i medesimi doveri del clero e dei religiosi di annunciare, testimoniare e celebrare la fede con tutto quello che ciò significa. La nuova evangelizzazione è il coraggio di ogni cristiano di “osare sentieri nuovi, di fronte alle mutate condizioni dentro le quali la Chiesa è chiamata a vivere oggi l’annuncio del Vangelo”. E ancora è la capacità dei cristiani di leggere e decifrare i sempre nuovi scenari della storia degli uomini, per “abitarli” e trasformarli in luoghi di testimonianza e di annuncio del Vangelo». Molti ancora credono che la vocazione sia cosa esclusiva dei preti, che la condizione laicale sia, di conseguenza, residuale: “Io non ho avuto la vocazione…”. I fedeli debbono trasformarsi da battezzati in laici autentici. La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione. Il percorso spirituale e formativo per realizzare il progetto speciale che il Signore ha per ognuno di noi ha bisogno di seguire due strade. La prima è quella di una catechesi sulla laicità; il secondo percorso è strettamente personale: occorre porsi in ascolto del Vangelo e dello Spirito Santo che ci guida.


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